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Airbnb, multa milionaria anche in Australia

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Recentemente, Airbnb ha affrontato un’importante disputa legale in Australia, che ha avuto notevoli conseguazioni finanziarie per l’azienda. Dal gennaio 2018 fino all’agosto 2021, Airbnb Ireland, che gestisce le operazioni australiane, ha ammesso di aver ingannato i consumatori esponendo i prezzi in dollari statunitensi (USD) senza specificare chiaramente che non si trattava di dollari australiani. Questo ha portato a confusione tra i consumatori australiani, specialmente perché i servizi offerti erano locali e i prezzi erano visualizzati con il simbolo “$”, comunemente associato alla valuta australiana​​​​​​.

A seguito di questa pratica, il tribunale australiano ha sanzionato Airbnb con una multa di 15 milioni di dollari australiani, che corrispondono a circa 10 milioni di dollari statunitensi e 9,25 milioni di euro. Inoltre, Airbnb è stata obbligata a risarcire una somma equivalente ai clienti che avevano pagato in eccesso per le loro prenotazioni online, a causa di questa rappresentazione ingannevole. Circa 63.000 clienti hanno pagato un sovrapprezzo a causa di questa confusione. Oltre alla multa, Airbnb dovrà anche coprire le spese processuali, che ammontano a 400.000 dollari australiani (circa 250.000 euro)​​.

In risposta a questa situazione, Susan Wheeldon, manager regionale di Airbnb per l’Australia e la Nuova Zelanda, ha espresso il suo rammarico per l’accaduto. Ha sottolineato l’impegno dell’azienda nella trasparenza dei prezzi e ha assicurato che stanno lavorando per migliorare l’organizzazione, affinché sia i clienti che gli host possano avere esperienze di viaggio soddisfacenti e prive di ambiguità. Wheeldon ha anche dichiarato che l’azienda si scusa con i clienti colpiti, pur sottolineando che si trattava di una piccola percentuale della clientela australiana​​.

L’Australian Competition and Consumer Commission (ACCC), l’autorità garante per il consumatore in Australia, ha giocato un ruolo chiave nell’inchiesta su Airbnb. La presidente dell’ACCC, Gina Cass-Gottlieb, ha enfatizzato l’importanza di questo caso come un avvertimento alle piattaforme digitali come Airbnb, sottolineando la necessità di aderire all’Australian Consumer Law e di non fuorviare i consumatori. Durante il periodo in questione, circa 2.000 clienti australiani hanno presentato reclami a Airbnb, che inizialmente aveva incolpato i clienti stessi per aver scelto i prezzi in dollari americani​​.

In seguito a queste azioni legali e alla conseguente sentenza, Airbnb ha apportato modifiche alla sua piattaforma, facendo in modo che i prezzi in dollari statunitensi fossero chiaramente distinti con l’abbreviazione “USD”, al fine di evitare ulteriori confusione e garantire trasparenza nella rappresentazione dei prezzi​​.

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Redazione Extralberghiero.it