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Airbnb dedica agli Host un consiglio di rappresentanza e una dotazione pari a 9,2 milioni di azioni

Written by Sergio Cucini

Riportare la collaborazione con gli Host al centro di tutto. Iniza così il messaggio di Airbnb che lo scorso 30 ottobre ha annunciato di voler istituire il Consiglio degli Host per dare rappresentanza alla community di Airbnb e, contemporaneamente, una dotazione per fornire supporto a tutti gli host di Airbnb pari a 9,2 milioni delle future azioni della società. Sono le due facce di un programma globale “finalizzato a garantire agli host un ruolo d’influenza decisionale e l’opportunità di essere partecipi del successo dell’azienda”.

Sarà un cambio nella modalità della gestione della compagnia o è uno specchietto per le allodole?
Per fare un’analisi dobbiamo partire dagli esordi e valutare da chi Airbnb è stata fondata, da chi è composto il cuore pulsante della community degli host e come nel tempo è mutato il rapporto tra host e Airbnb.


Senza rivangare un passato che ha raggiunto la popolarità nei media mainstream, consideriamo che Airbnb è nato, esploso e ha raggiunto dimensioni ragguardevoli in pochi anni tra il pubblico americano, naturalmente propenso al mito del successo e delle fantasie che esso racchiude, sapientemente coltivato da una gestione del marketing efficace quanto spregiudicata. Per anni gli host, e sempre più i superhost, hanno riconosciuto in Airbnb il motivo della loro riaffermazione sociale dalle ceneri dello scoppio della bolla dei mutui sub-prime: si sentivano una vera community, scambiando felicemente il ruolo tra host e guest, sordi alle melodie tentatrici delle ota concorrenti.

Covid-19 ha infranto il sogno: in poche settimane Bryan Chesky e colleghi hanno ripudiato un decennio di proclami di collaborazione e solidarietà e, buttando a mare i principi, hanno fatto la scelta di campo a favore degli ospiti, favorendo cancellazioni senza penali e scatenando la reazioni degli host, alla stregua di mariti traditi: innumerevoli sono le testimonianze sul web di superhost incazzati per la sorpresa che il ventre ospitale si rivelasse niente di diverso da una compagnia che, per non perdere stima e reputazione verso il lato pagante della community, tagliava costi, servizi e, quel che è peggio, prosciugava risorse per le cancellazioni, sebbene illegittime.
Dopo la stentorea ripresa estiva esce questa comunicazione e tutti ci noi troviamo di fronte al dubbio amletico: a che pro questa novità? Probabilmente per irretire nuovamente gli host americani e far loro credere la grande rivoluzione nella governance della compagnia. Eppure la narrazione del comunicato non lascia dubbi: affiancando ad un sapiente utilizzo dei termini (richiamando ruolo decisionale, voce in capitolo, riunione concertate con la dirigenza, possibilità di influenzare il piano di azione, autodeterminazione dei componenti il consiglio) viene sottolineato che il consiglio ha un ruolo consultivo e non cambierà l’autonomia decisionale del management della compagnia. Niente a che vedere col ruolo che i sindacati tedeschi adottano nelle grandi compagnie in Germania, sedendo con pari diritto negli organi di amministrazione del management selezionato dalla proprietà o dagli azionisti.

Visione troppo disincantata la mia o semplicemente smentita di una narrazione ingannevole che mira a vezzeggiare l’ego degli host più attivi?
Se poi analizziamo la novità della dotazione, è sicuramente encomiabile che una grande compagnia accantoni un fondo finalizzato ad erogare interessi da utilizzare secondo suggerimenti del comitato ma, ancora una volta, la prospettiva da cui si guardano le iniziative, rivela un’opacità che non può essere solo attribuibile al cinismo personale: il fondo sarà comunque una cifra accantonata che alimenterà il capitale proprio della società. Inoltre la condizione dell’istituzione del fondo è vincolata al raggiungimento di performance di valutazione della quotazione in Borsa, che siano distribuibili dividendi, che il fondo raggiunga il valore di 1 miliardo e che gli interessi maturati dall’importo eccedenti il miliardo del fondo producano interessi. Non sarà un invito subliminale a host e superhost a investire nelle azioni della società? Curioso che nelle Q&A che accompagnano la comunicazione si ribadisca vieppiù il concetto di condivisone, proposta, partecipazione ai suggerimenti, ma rimane inderogabile che “….spetterà solo a Airbnb la decisione su tutti gli investimenti…”.
Mi piacerebbe avere un interlocutore americano, con il suo proprio spirito di lettura, per verificare se le perplessità illustrate hanno un’interpretazione diversa.

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